venerdì 11 dicembre 2015

PIANO DI MOBILITA' SCOLASTICA E CRITICITA' URBANE. SLOW TOWN: "PARTIAMO DALLA TANGENZIALE DI BAMBINI"

PIANO DI MOBILITA' SCOLASTICA E CRITICITA' URBANE. SLOW TOWN: "PARTIAMO DALLA TANGENZIALE DI BAMBINI"
foto di Nazzareno Condina.
Poche maestre, un solo genitore, due rappresentanti politici (Piccinelli per il Centrosinistra e Toscani per il Listone). Assente la maggioranza, impegnata forse in altri lidi ed in altre visioni globali. "Ma non è questo che importa, l'importante è aggiungere sempre qualche persona in più per far fronte comune, sulla strada". La strada è quella del Piano di Mobilità scolastica, depositato in comune nell'ottobre 2014 e neppure preso in considerazione. Ma la strada è pure quella che sta intorno ad un plesso scolastico nato male e cresciuto peggio per quanto riguarda la viabilità. Una trentina di posti auto "Per un movimento di un migliaio di persone ogni volta che la scuola apre o chiude, tra bambini, genitori, corpo docente e non docente". Ed è così che ogni volta è il caos. Un caos, presentato con tanto di slides esplicative, ricco di criticità, di passaggi pericolosi, di norme del Codice della Strada passate sotto silenzio. Emblematica la situazione di via Rotelli: il caos nel caos tollerato oltre il limite di ogni umana comprensione. "Un mese fa ci è andata bene - spiega Gian Carlo Simoni fondatore di Slow Town - perché una donna in retromarcia, uscendo da via Rotelli, ha preso di striscio una mamma. Avesse avuto con lei il bambino, ora saremmo qui a parlare di una tragedia. Perché qui funziona così, ci si muove sempre dopo, e non prima, bisogna aspettare gli eventi tragici per fare qualcosa". Qualcosa. Già, dal 15 settembre 2014, dall'esperienza del Bike To School in cui l'assessore alla partita e vicesindaco Giovanni Leoni era stato portato a toccare con mano tutte le problematiche legate alla viabilità urbana i problemi sono rimaste tali, nonostante le promesse, nonostante l'impegno promesso dello stesso assessore a porre mano alle questioni aperte. Qualcosa. Perché, dichiarazione dello stesso assessore: "Bisogna fare qualcosa per chi si muove in bicicletta". Le problematiche, le ciclabili non a norma sono ancora tutte lì, ferite aperte in una viabilità urbana che resta quella caotica di prima che le promesse fossero fatte e l'impegno fosse stato preso. Slow Town lancia l'ennesima proposta, così, tanto per iniziare o forse continuare un percorso che vede ogni proposta o quasi infrangersi contro il muro di gomma dei tempi biblici della politica e forse dello scarso interesse che la tematica riveste per la stessa politica. La tangenziale dei bambini "Con trenta metri di stradello e la messa in sicurezza di un'altra trentina di metri (quello che unisce il tratto arginale alle scuole, ndr) - spiega Simoni - avremmo creato un percorso tra centro e scuole assolutamente libero dalle macchine. Un percorso adatto a chi va a piedi o in bicicletta. E non servirebbe solo per quando si va a scuola o si torna a casa, ma per tutti gli spostamenti delle classi, costrette adesso ad affrontare parti di strade assolutamente non adatte". Una proposta accolta con entusiasmo anche dalle maestre presenti, che hanno sottolineato il pericolo che si incontra ogni volta che si decide con le classi di spostarsi verso il centro città. Si faranno promotrici, alla Marconi come alla Diotti, dell'iniziativa. "E' un primo passo - sottolinea Simoni mentre mostra le slides dei momenti critici ed alcune soluzioni promosse nel piano di mobilità scolastica depositato in qualche cassetto ai piani alti della politica - perché i problemi da risolvere sono tanti, ma se non si accetta di cominciare a ragionare dall'utenza debole, non ne usciamo fuori. Aggiungere strade per le auto ad altre strade, non è la soluzione, ma l'aggravare i problemi di una città che di problemi di viabilità ne ha già tanti. Io vado in bici e porto i miei figli in bici a scuola, ma sono il primo a capire chi porta i figli in macchina. Con queste strade, e con questa sicurezza, difficile dare loro torto. Più andremo avanti col tempo, più diventerà fondamentale intervenire ragionando dalla parte dell'utenza debole. Se pensate solo a quanta gente in più, per svariati motivi, si muove in bici o a piedi rispetto a qualche anno fa avrete già capito che ragionare partendo dall'utenza debole sarà sempre più importante". L'iniziativa è stata pure un richiamo alla politica, di cominciare a ragionare come le città più moderne e di avvalersi di tecnici qualificati per la mobilità dolce. "Un PUT senza un biciplan è il solito vecchio strumento che manterrà inalterati i problemi, perché se si parte a ragionare dalle auto, si è già fallito in partenza. Abbiamo avuto ed abbiamo la possibilità di coinvolgere i migliori tecnici italiani, qualcuno lo abbiamo già portato qui, qualcuno ha già dato la propria disponibilità per dare una mano". Gli ultimi in ordine di tempo dopo Dondé sono stati Enrico Chiarini (consigliere nazionale FIAB, ingegnere con indirizzo architettonico-strutturistico, di Montichiari, uno dei massimi esperti italiani) e la Polizia Stradale che è disponibile a dare una mano con i loro massimi esperti in materia. Lo stesso Comitato si è reso disponibile ad entrare in Commissione mettendosi a disposizione per trovare soluzioni. "Non ci interessa la primogenitura di quel che viene fatto, ci interessa che i problemi vengano risolti. Noi siamo qui, come sempre. La viabilità potrebbe essere il fiore all'occhiello di questa città". Naturalmente l'invito è - per ora - caduto nel vuoto. E, di fronte all'ultimo ghost bike, l'unica risposta data è stata quella dell'ennesima strada che si andrà ad aggiungere ad altre. Si continua a ragionare di macchine, e per macchine. Ed i problemi restano lì, sotto gli occhi di tutti. Ancora irrisolti.
                                                              Nazzareno Condina
 
 

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