PIANO DI MOBILITA' SCOLASTICA E CRITICITA' URBANE. SLOW TOWN: "PARTIAMO DALLA TANGENZIALE DI BAMBINI"
Poche maestre, un solo genitore, due rappresentanti politici
(Piccinelli per il Centrosinistra e Toscani per il Listone). Assente la
maggioranza, impegnata forse in altri lidi ed in altre visioni globali.
"Ma non è questo che importa, l'importante è aggiungere sempre qualche
persona in più per far fronte comune, sulla strada". La strada è quella
del Piano di Mobilità scolastica, depositato in comune nell'ottobre 2014
e neppure preso in considerazione. Ma la strada è pure quella che sta
intorno ad un plesso scolastico nato male e cresciuto peggio per quanto
riguarda la viabilità. Una trentina di posti auto "Per un movimento di
un migliaio di persone ogni volta che la scuola apre o chiude, tra
bambini, genitori, corpo docente e non docente". Ed è così che ogni
volta è il caos. Un caos, presentato con tanto di slides esplicative,
ricco di criticità, di passaggi pericolosi, di norme del Codice della
Strada passate sotto silenzio. Emblematica la situazione di via Rotelli:
il caos nel caos tollerato oltre il limite di ogni umana comprensione.
"Un mese fa ci è andata bene - spiega Gian Carlo Simoni fondatore di
Slow Town - perché una donna in retromarcia, uscendo da via Rotelli, ha
preso di striscio una mamma. Avesse avuto con lei il bambino, ora
saremmo qui a parlare di una tragedia. Perché qui funziona così, ci si
muove sempre dopo, e non prima, bisogna aspettare gli eventi tragici per
fare qualcosa". Qualcosa. Già, dal 15 settembre 2014, dall'esperienza
del Bike To School in cui l'assessore alla partita e vicesindaco
Giovanni Leoni era stato portato a toccare con mano tutte le
problematiche legate alla viabilità urbana i problemi sono rimaste tali,
nonostante le promesse, nonostante l'impegno promesso dello stesso
assessore a porre mano alle questioni aperte. Qualcosa. Perché,
dichiarazione dello stesso assessore: "Bisogna fare qualcosa per chi si
muove in bicicletta". Le problematiche, le ciclabili non a norma sono
ancora tutte lì, ferite aperte in una viabilità urbana che resta quella
caotica di prima che le promesse fossero fatte e l'impegno fosse stato
preso. Slow Town lancia l'ennesima proposta, così, tanto per iniziare o
forse continuare un percorso che vede ogni proposta o quasi infrangersi
contro il muro di gomma dei tempi biblici della politica e forse dello
scarso interesse che la tematica riveste per la stessa politica. La
tangenziale dei bambini "Con trenta metri di stradello e la messa in
sicurezza di un'altra trentina di metri (quello che unisce il tratto
arginale alle scuole, ndr) - spiega Simoni - avremmo creato un percorso
tra centro e scuole assolutamente libero dalle macchine. Un percorso
adatto a chi va a piedi o in bicicletta. E non servirebbe solo per
quando si va a scuola o si torna a casa, ma per tutti gli spostamenti
delle classi, costrette adesso ad affrontare parti di strade
assolutamente non adatte". Una proposta accolta con entusiasmo anche
dalle maestre presenti, che hanno sottolineato il pericolo che si
incontra ogni volta che si decide con le classi di spostarsi verso il
centro città. Si faranno promotrici, alla Marconi come alla Diotti,
dell'iniziativa. "E' un primo passo - sottolinea Simoni mentre mostra le
slides dei momenti critici ed alcune soluzioni promosse nel piano di
mobilità scolastica depositato in qualche cassetto ai piani alti della
politica - perché i problemi da risolvere sono tanti, ma se non si
accetta di cominciare a ragionare dall'utenza debole, non ne usciamo
fuori. Aggiungere strade per le auto ad altre strade, non è la
soluzione, ma l'aggravare i problemi di una città che di problemi di
viabilità ne ha già tanti. Io vado in bici e porto i miei figli in bici a
scuola, ma sono il primo a capire chi porta i figli in macchina. Con
queste strade, e con questa sicurezza, difficile dare loro torto. Più
andremo avanti col tempo, più diventerà fondamentale intervenire
ragionando dalla parte dell'utenza debole. Se pensate solo a quanta
gente in più, per svariati motivi, si muove in bici o a piedi rispetto a
qualche anno fa avrete già capito che ragionare partendo dall'utenza
debole sarà sempre più importante". L'iniziativa è stata pure un
richiamo alla politica, di cominciare a ragionare come le città più
moderne e di avvalersi di tecnici qualificati per la mobilità dolce. "Un
PUT senza un biciplan è il solito vecchio strumento che manterrà
inalterati i problemi, perché se si parte a ragionare dalle auto, si è
già fallito in partenza. Abbiamo avuto ed abbiamo la possibilità di
coinvolgere i migliori tecnici italiani, qualcuno lo abbiamo già portato
qui, qualcuno ha già dato la propria disponibilità per dare una mano".
Gli ultimi in ordine di tempo dopo Dondé sono stati Enrico Chiarini
(consigliere nazionale FIAB, ingegnere con indirizzo
architettonico-strutturistico, di Montichiari, uno dei massimi esperti
italiani) e la Polizia Stradale che è disponibile a dare una mano con i
loro massimi esperti in materia. Lo stesso Comitato si è reso
disponibile ad entrare in Commissione mettendosi a disposizione per
trovare soluzioni. "Non ci interessa la primogenitura di quel che viene
fatto, ci interessa che i problemi vengano risolti. Noi siamo qui, come
sempre. La viabilità potrebbe essere il fiore all'occhiello di questa
città". Naturalmente l'invito è - per ora - caduto nel vuoto. E, di
fronte all'ultimo ghost bike, l'unica risposta data è stata quella
dell'ennesima strada che si andrà ad aggiungere ad altre. Si continua a
ragionare di macchine, e per macchine. Ed i problemi restano lì, sotto
gli occhi di tutti. Ancora irrisolti.
Nessun commento:
Posta un commento