Nel corso degli anni si è sviluppato un modello urbano che ha
impoverito le funzioni sociali ed economiche, snaturando la natura
relazionale di città, creando distanza e incrementando il senso di
alienazione delle persone. Oltre
ad occupare lo spazio fisico delle città, le auto hanno anche limitato
fortemente il diritto di muoversi con il corpo, di giocare, di vivere di
più il proprio quartiere ed essere felici.
Attività come camminare, andare in bicicletta, incontrare gli altri, sono state spesso escluse dalla dimensione collettiva.
Ecco che diventa indispensabile restituire gli spazi urbani alle
persone, limitando drasticamente l’uso delle auto, migliorando il
trasporto pubblico di massa e incoraggiando l’uso della bici.
È possibile misurare la felicità di una città?
Chiaramente no. Non esiste una misurazione oggettiva valida per tutti
gli individui, le variabili sono diverse e cambiano da soggetto a
soggetto. Tuttavia, molti studiosi sono convinti dell’esistenza di una
scala di valutazione del benessere in cui si tiene conto non soltanto
del reddito percepito, ossia quanto guadagniamo, ma anche il come ci
sentiamo.
Qual è il compito di una città? Che bisogni deve soddisfare?
Le città dovrebbero cercare di massimizzare la gioia e ridurre al minimo le difficoltà. Dovrebbero
riconoscere che le persone desiderano il contatto umano e capire
l’urgente bisogno di spazi pubblici in cui poter giocare, pedalare,
camminare ed essere felici.
Progettare la città del domani significa soprattutto abbandonare
l’idea della vecchia mobilità in cui l’automobile è il principale mezzo
di spostamento e abbracciare una cultura nuova di trasporto in cui
prevalgono i valori dell’esperienza umana e i bisogni profondi delle
persone.
La bicicletta, quindi, non è solo un mezzo di trasporto, ma anche un punto d’osservazione. Andare in bicicletta è un’occasione per cambiare lo sguardo sulla città, per vederla con occhi nuovi e viverla in maniera diversa.
Nessun commento:
Posta un commento