"Desidero
intervenire ringraziando gli organizzatori del progetto "Slow Town", -
ha spiegato Filippo Bongiovanni - il Gruppo del Gasalasco con la
collaborazione di Persona Ambiente di Damiano Chiarini e tutto lo staff
di volontari. Sono rimasto veramente stupito ed impressionato,
verificandolo in prima persona, dalla bontà del progetto e l'ho
condiviso con la mia squadra. Una proposta intelligente,
peraltro compatibile con il codice della strada, che consentirebbe di
risolvere molteplici problemi nel centro storico della nostra città:
sull'aspetto della sicurezza stradale per pedoni e ciclisti, ma anche
sul versante della socialità, un traffico rallentato e un arredo urbano
migliore invogliano i cittadini, ma soprattutto le famiglie coi loro
bambini, a riversarsi sulle strade e a ritrovare quegli spazi che si
erano perduti, di conseguenza anche le attività commerciali ne
gioverebbero. I dati presentati dall'architetto Matteo Dondè, che ho
avuto il piacere di conoscere, la dicono lunga sugli effetti benefici
anche per il commercio. Vedendo così via Baldesio, penso che molte altre
vie del centro storico si possano prestare alla stessa soluzione,
facendo rifiorire la città nella lotta contro il degrado. Credo sia un
progetto fantastico da mandare in porto nel corso del nuovo mandato
amministrativo. Ho quindi sottoscritto con entusiasmo la proposta di
rendere definitivo il limite dei 30 orari per la circolazione dei
veicoli e il posizionamento degli arredi urbani. Sarei felice con la mia
squadra di governo della città, di collaborare con gli organizzatori di
questo straordinario evento, che hanno dimostrato passione
disinteressata per la loro comunità, fantasia e capacità di servizio.
Queste sono le iniziative che ci piacerebbe sostenere per il futuro".
Il principio di sussidiarietà è regolato dall'articolo 118 della Costituzione italiana il quale prevede che
"Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono
l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo
svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio
della sussidiarità". Tale principio implica che le diverse
istituzioni debbano creare le condizioni necessarie per permettere alla
persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello
svolgimento della loro attività. L'intervento dell'entità di livello
superiore, qualora fosse necessario, deve essere temporaneo e teso a
restituire l'autonomia d'azione all'entità di livello inferiore.
Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto:
- in senso verticale: la ripartizione
gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più
vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del territorio;
- in senso orizzontale: il cittadino, sia
come singolo sia attraverso i corpi intermedi, deve avere la
possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi
che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.
La crescente richiesta di
partecipazione dei cittadini alle decisioni e alle azioni che riguardano
la cura di interessi aventi rilevanza sociale, presenti nella nostra
realtà come in quella di molti altri paesi europei, ha dunque oggi la
sua legittimazione nella nostra legge fondamentale. Quest'ultima
prevede, dopo la riforma del Titolo V, anche il dovere da parte delle
amministrazioni pubbliche di favorire tale partecipazione nella
consapevolezza delle conseguenze positive che ne possono derivare per le
persone e per la collettività in termini di benessere spirituale e
materiale.
In effetti l'applicazione di questo
principio ha un elevato potenziale di modernizzazione delle
amministrazioni pubbliche in quanto la partecipazione attiva dei
cittadini alla vita collettiva può concorrere a migliorare la capacità
delle istituzioni di dare risposte più efficaci ai bisogni delle persone
e alle soddisfazione dei diritti sociali che la Costituzione ci
riconosce e garantisce.
Da un lato alcune amministrazioni
pubbliche hanno già intrapreso iniziative volte a favorire la
sussidiarietà orizzontale e dall'altro la società civile si è mossa
nella stessa direzione con azioni concrete sostenute peraltro da una
parallela attività di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, di
ricerca e di documentazione e, più in generale, di approfondimento
scientifico del fenomeno.
I cittadini attivi, applicando il
principio di sussidiarietà (art. 118 ultimo comma della Costituzione),
si prendono cura dei beni comuni. Entrambi, volontari e cittadini
attivi, sono "disinteressati", in quanto entrambi esercitano una nuova
forma di libertà, solidale e responsabile, che ha come obiettivo la
realizzazione non di interessi privati, per quanto assolutamente
rispettabili e legittimi, bensì dell'interesse generale.
Quando la Costituzione afferma che i
poteri pubblici "favoriscono le autonome iniziative dei cittadini,
singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse
generale, sulla base del principio di sussidiarietà", essa legittima da
un lato i volontari tradizionali, che da sempre svolgono attività che si
possono definire di interesse generale, e dall'altro quei soggetti che
si definiscono cittadini attivi, persone responsabili e solidali che si
prendono cura dei beni comuni.
I cittadini attivi, in quanto non
proprietari bensì custodi dei beni comuni, esercitano nei confronti di
tali beni un diritto di cura fondato non sul proprio interesse, come nel
caso del diritto di proprietà, bensì sull'interesse generale. Ciò che
giustifica il loro impegno è infatti solo in parte un loro interesse
diretto e immediato alla produzione, cura e sviluppo dei beni comuni.
C'è anche questo, certamente (e infatti questo può essere un elemento
che differenzia i volontari dai cittadini attivi) ma ciò che spinge i
cittadini attivi a prendersi cura dei beni comuni è la solidarietà. In
sostanza, i volontari sono "disinteressati" in quanto vanno oltre i
legami di sangue per prendersi cura di estranei, i cittadini attivi sono
"disinteressati" in quanto vanno oltre il diritto di proprietà per
prendersi cura di beni che sono di tutti. In entrambi i casi, si tratta
di un'evoluzione quanto mai positiva della specie umana, che dimostra in
tal modo di saper uscire dalla ristretta cerchia familiare e
dall'individualismo proprietario per aprirsi al mondo.