Piano di
Mobilità Scolastica
La
mobilità scolastica motorizzata ha conseguenze sull’intero sistema
dei trasporti: causa congestioni locali attorno alle sedi
scolastiche, aumenta il rischio di incidenti stradali, peggiora la
qualità dell’aria che respiriamo e, più in generale,
dell’ambiente. Negli ultimi 20 anni il modo di andare a scuola dei
bambini è cambiato: se un tempo andare a piedi o in bicicletta era
la norma, oggi , attraverso la dffusione dell’automobile, il
trasporto passivo ha sostituito quello attivo.
Ogni
genitore vorrebbe che il proprio figlio potesse affrontare
quotidianamente da solo il percorso casa-scuola in totale sicurezza e
serenità: la possibilità di fare “cattivi incontri” o perdersi
e, soprattutto, il traffico intenso e il pericolo di incidenti,
tuttavia, frenano spesso le migliori intenzioni. Queste paure, molto
concrete e difficilmente confutabili, inducono molti genitori ad
accompagnare i figli con l’auto, contribuendo a far insorgere un
circolo vizioso che, lungi dal risolvere il problema, fa aumentare il
traffico, l’insicurezza e i rischi reali di incidente. La
situazione che si viene a creare è paradossale: le paure dei
genitori generano un meccanismo attraverso il quale essi stessi
divengono la potenziale maggior causa di pericolo.
La
sicurezza è il primo e generale elemento che permette ai pedoni di
utillizzare lo spazio urbano. Senza sicurezza genitori e bambini non
sceglieranno, né potranno essere indotti a scegliere, la mobilità
lenta sul percorso casa-scuola. Il traffico intorno alle scuole negli
orari di ingresso/uscita genera una situazione di maggiore rischio
proprio laddove i pericoli dovrebbero essere quasi assenti. Auto in
doppia fila, parcheggi non regolamentari, movimenti affrettati e
scoordinati di veicoli e persone, congestione, affollamento: tutto
contribuisce a rendere inadatti i movimenti naturali di un bambino. È
difficile scorgerlo dietro l’ingombro di una vettura o mentre
attraversa, spesso di corsa, la strada. La situazione caotica di
fronte alla scuola è molto diversa da quelle in cui egli dimostra
generalmente buona padronanza dei movimenti e del mezzo che
eventualmente conduce (bicicletta, triciclo), come ad es. durante una
passeggiata all’aria aperta nel fine settimana.
Conoscere
il comportamento di un bambino nel traffico è il punto di partenza
per una corretta pianificazione della mobilità casa-scuola: consente
di prevedere e ridurre i potenziali pericoli attraverso scelte e
azioni mirate. Un bambino ha capacità percettive e reattive
differenti rispetto a quelle di un adulto.Un bambino (alto non più
di 130 cm intorno ai 7-8 anni) ha un campo visivo limitato rispetto a
quello di un adulto: non è in grado di scorgere un veicolo che si
avvicina dietro ad un altro veicolo più vicino. Ha una visione
periferica ancora poco dettagliata, non percepisce particolari
importanti con “la coda dell’occhio”: un bambino vede la strada
come un adulto che cammini in ginocchio indossando un paraocchi.
Inoltre, la sua visuale è frequentemente ridotta da sagome e
ingombri: un’auto parcheggiata, una bicicletta, una siepe, un
cassonetto dell’immondizia costituiscono per lui ostacoli
visivi.Gli impediscono di vedere e di essere visto.Un bambino non è
in grado di comprendere la velocità con cui si avvicina un veicolo
(la valutazione avviene secondo un meccanismo di confronto
spazio/temporale fra i differenti angoli visuali dell’oggetto che
si avvicina e il tempo impiegato nella variazione degli angoli, che
verrà appreso dal bambino -con l’esperienza- solo in età più
adulta). Sempre per inesperienza, un bambino non sa valutare quanto
spazio e quanto tempo sono necessari ad un’automobile per fermarsi.
Confonde spesso la realtà con la fantasia: per un bambino un’auto
si ferma immediatamente, per incanto. A questo, si aggiunge che un
bambino non è in grado di comprendere la fonte di un suono, o di un
rumore.
Alla
guida, la vista incide per il 91% delle capacità percettive. Il
campo visivo (regione dello spazio misurata in gradi di angolo visivo
che può essere vista da entrambi gli occhi quando lo sguardo viene
tenuto fisso su un punto) è inversamente proporzionale alla velocità
di crociera: più aumenta la velocità del veicolo, più diminuisce
il campo visivo del conducente. Analizziamo le conseguenze di un urto
accidentale di un pedone con un veicolo in marcia. A 50 km/h,
l’automobilista necessita di uno spazio di reazione e frenata
superiore ai 25 metri. Ciò comporta l’ineluttabilità dell’urto,
paragonabile, in termini di conseguenze per il pedone, a una caduta
dal terzo piano di un edificio. A 30 km/h, lo spazio di reazione e
frenata del veicolo sarebbe inferiore ai 14 metri e le conseguenze
della collisione sul pedone paragonabili ad una caduta dal primo
piano. Circa il 5% dei pedoni colpiti a 30 km/h vengono uccisi, il
45% a 50 km/h e l’85% a 65 km/h (Fonte: Ashton and Mackay, 1979).
Una velocità di 30 km/h dovrebbe essere pertanto la velocità
massima di circolazione consentita in prossimità di scuole e
percorsi casa-scuola. A 30 km/h si può evitare di investire un
bambino a 50 km/h, no! L’ accesso alle auto nelle aree attorno alle
scuole deve essere limitato e i percorsi consigliati casa-scuola
individuati in modo da essere il più sicuri possibile. I bambini
vanno educati alla mobilità ma, ancor prima, bisogna educare
genitori e docenti: a dare l’esempio, a fornire regole chiare e
precise, a favorire l’autonomia dei propri figli e allievi pur
senza dimenticare la sicurezza.
Solo
i bambini che vanno regolarmente a scuola a piedi o in bicicletta da
soli acquisiscono la necessaria competenza per circolare sulle strade
in maggiore sicurezza.
I
bambini di oggi sono di fatto “bambini blindati”: in casa, nella
cameretta, davanti alla televisione, alla play station, in giardino,
nei parchi gioco. In questi luoghi, di fatto specializzati, l’unica
esperienza consentita è quella che già si conosce, l’avventura è
finta e i pericoli inesistenti. Qui i bambini difficilmente potranno
crescere e acquisire autonomia e competenze. Favorire la mobilità
lenta attraverso un piano di mobilità scolastica significa prima di
tutto assumere i bambini a parametro progettuale, in grado di
determinare una nuova qualità urbana e dei luoghi: significa dare
loro una chance in più. Scegliere la mobilità lenta sul percorso
casa-scuola contribuisce significativamente ad aumentare la sicurezza
sulle strade e a risolvere i problemi legati alla congestione
veicolare.
È
risaputo che l’attività fisica favorisce nel bambino uno sviluppo
armonioso a livello fisico, psichico e sociale: educa ad uno stile di
vita sano, attivo, favorisce l’indipendenza, stimola curiosità e
intelletto, aiuta a gestire e contenere lo stress e aumenta
l’autostima. Il movimento quotidiano serve per rinforzare le ossa,
stimolare il sistema cardio-circolatorio, sviluppare i muscoli,
mantenere l’elasticità e la tonicità e migliorare destrezza ed
equilibrio. Periodi troppo lunghi di sedentarietà e inattività (ad
esempio davanti alla televisione, alla play-station o accompagnati in
automobile), cui spesso si associa un’alimentazione non
equilibrata, sono nocivi alla salute dei nostri bambini: sovrappeso,
obesità e malattie del sistema cardiocircolatorio sono sempre più
frequenti in età infantile. L’inattività favorisce inoltre
l’insorgere di malattie croniche che si manifesteranno solo in età
adulta. L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha da tempo
lanciato l’allarme obesità riguardo ai bambini: un rapido sguardo
alle statistiche mostra quanto il problema sia oggi concreto e quanto
sia necessario intervenire al più presto.
Lo
stile di vita e le abitudini di un adulto, anche negli spostamenti
quotidiani, sono determinanti per la salute propria e dei propri
figli: per questo è necessario favorire l’affermazione di modelli
sani da imitare sollecitando, ad esempio, l’aumento dell’attività
fisica di adulti e bambini attraverso il trasporto attivo (camminare
lentamente, 4 km/ora, 3.2 km/h nel caso di un bambino) e scoraggiando
il trasporto passivo (andare in auto).Incentivare i genitori ad
accompagnare a piedi i bambini a scuola e, col tempo, a lasciarli
andare da soli, promuove il benessere psicofisico e suggerisce la
pratica di uno stile di vita sano capace di ridurre il rischio di
malattie croniche in età adulta.
Perché
non partire dal percorso casa-scuola? Esso, in media non superiore al
chilometro, consente ai bambini di camminare per circa 10-15 minuti
quattro volte al giorno. Una considerevole parte dell’attività
fisica quotidiana necessaria, quando non tutta, sarebbe così
garantita. La salute fisica e motoria non costituisce l’unico
indicatore di benessere e di crescita armonica di un bambino. Il suo
sviluppo psichico, profondamente legato a quello fisico, ne determina
indipendenza, vivacità intellettuale, autostima, tanto che movimento
e sport sembrano favorire un migliore rendimento scolastico e una
migliore socializzazione e integrazione. Scegliere la mobilità lenta
sul percorso casa-scuola contribuisce significativamente alla salute
e al benessere psicofisico dei bambini e della intera collettività.
L’ ambiente è tutto ciò che ci circonda, dove ognuno di noi vive,
la cui qualità determina in gran parte la qualità stessa della
nostra esistenza: è il prodotto delle nostre scelte. Lo sviluppo
sostenibile è l’insieme di quelle scelte -individuali e
collettive- che influenzano l’evoluzione dell’ambiente in cui
viviamo. Il Rapporto Brundtland, redatto dalla Commissione mondiale
per l’ambiente e lo sviluppo dell’ONU (1983) definisce lo
“sviluppo sostenibile” come “uno
sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Non si
tratta dunque di trovare un compromesso, si tratta di scegliere di
trasformare il nostro territorio e il nostro ambiente in modo di non
comprometterli e, se possibile, di contribuire a salvaguardare le
risorse disponibili, non a ridurle.
La
mobilità scolastica ha un forte impatto sull’ambiente. Per dieci
mesi all’anno una scuola è un elemento catalizzatore di mobiltà
quotidiana: quattro volte al giorno, a orari definiti, vi si recano:
• allievi
• genitori
che li accompagnano
• docenti
• personale
non docente
Quattro
gruppi di utenti dei quali, i genitori, sono di passaggio: lasciano i
propri
figli
a scuola e, almeno nel 50% dei casi, rientrano immediatamente a casa.
Scegliere
la mobilità lenta sul percorso casa-scuola contribuisce
significativamente alla salvaguardia dell’ambiente e al
miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo.
La
situazione ambientale, la qualità dell’aria, l’aumento del
traffico e i pericoli corsi dai bambini sul tragitto casa-scuola sono
argomento di discussione quotidiana e fonte di preoccupazione per le
famiglie come per gli operatori scolastici e politici.
Introdurre
strategie efficaci ad incentivo della mobilità lenta non è banale,
perché i fattori che influenzano la scelta individuale della
modalità di spostamento sono molteplici.
Per
decidere se percorrere o meno un tragitto a piedi, normalmente si
considerano:
• la
sicurezza oggettiva e soggettiva (percepita)
• l’accessibilità
del percorso e della meta
• l’attrattività
e la comodità del percorso
• la
distanza da percorrere
• la
intermodalità, ovvero la disponibilità di mezzi alternativi o
complementari
• lo
scopo dello spostamento
• il
tempo a disposizione
• la
nostra forma fisica
• lo
sforzo fisico necessario, al di là della nostra condizione
• l’eventuale
trasporto di oggetti, pesi, ingombri (zaini e cartelle) etc.
• le
condizioni meteo
Si
sceglie di camminare se è più pratico, veloce e gradevole ed
economico, altrimenti la preferenza cade -nella maggioranza dei casi-
sull’automobile. Incentivare la mobilità lenta sul percorso
casa-scuola significa dunque migliorare tutti gli aspetti che ne
caratterizzano la scelta e renderli attrattivi. Non potendo agire
direttamente sulle condizioni metereologiche o sulla forma fisica di
ogni cittadino (anche se incentivare il movimento è comunque una
scelta volta all’aumento del benessere psicofisico collettivo) ci
si dovrà concentrare sul risolvere o migliorare prioritariamanente i
problemi legati alla sicurezza, all’accessibilità,
all’attrattività, alla comodità e alla intermodalità.
Un Piano di Mobilità Scolastica è motivo indiscusso di eccellenza per ogni scuola e ogni Comune, promuove la salute e il benessere dei cittadini, favorisce la convivenza fra i vari utenti della strada, potenzia e rende attrattiva la rete dei percorsi pedonali: per tutti.
Devono essere censiti e analizzati tutti i punti pericolosi lungo il percorso casa-scuola.
Viene analizzata la rete esistente di percorsi pedonali. Si considerano come zone a forte rischio tutte quelle che concentrano, agli orari di ingresso/uscita degli allievi, gruppi cospicui di bambini o di automobili (fermate scuolabus/autoguidovie di linea/ macchine private ma anche pedibus o bicibus).
Il Piano di Mobilità Scolastica, volto a gestire i problemi generati dalla mobilità scolastica di un comune, ha la finalità di:
- porre in sicurezza i percorsi casa-scuola e le fermate dei mezzi pubblici
- ridurre drasticamente il circolo vizioso delle auto attorno alle scuole
- aumentare significativamente la sicurezza stradale a beneficio dei bambini e di altri utenti deboli, come gli anziani, e di tutti gli abitanti di un comune
- individuare una rete di percorsi pedonali a livello comunale a misura di bambino, dunque adatti a tutte le età, sviluppando sinergie con la rete dei sentieri locale e con i principali poli di attrazione pubblica, del tempo libero, escursionistica
- integrare le scelte di moderazione del traffico necessarie con i progetti già in corso di elaborazione/realizzazione
- migliorare la qualità dell’aria e
dell’ambiente circostante, riducendo l’emissione di Co2, polveri
sottili e rumore
- zone calme, le Isole felici, dove progettare spazi a misura di bambino
- le fermate Scendi e vivi, dove le auto possono lasciar scendere i bambini per farli proseguire su un percorso pedonale sicuro
- apposite misure di moderazione del traffico, volte a conferire continuità, sicurezza e attrattiva ai percorsi pedonali
- la limitazione fisica all’accesso delle auto alla scuola
- l’ individuazione, la segnalazione e la promozione dei percorsi casa-scuola prioritari
- la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali esistenti e/o la progettazione di quelli necessari
- la realizzazione di aree attrezzate a supporto della mobilità lenta attorno alla scuola come parcheggi (coperti) per biciclette, aree di sosta e gioco, collegamenti sicuri e pratici ai mezzi di trasporto pubblico locali
- ogni altra misura, in generale, volta a
promuovere la mobilità lenta, la sostenibilità e la sicurezza, fra
cui numerose azioni di sensibilizzazione (educazione alla mobilità,
pedibus, bicibus, eventi, manifestazioni, giornate senz’auto…)
La moderazione del traffico è una
disciplina che consente di favorire la convivenza fra i diversi
utenti della strada: nata negli anni settanta in Olanda, sviluppa il
concetto di “strade abitabili” (divenuto noto con il termine
olandese woonerf), caratterizzate dall’alta permeabilità degli
spazi. Il termine “moderazione del traffico” viene dunque oggi
spesso usato in modo non appropriato: come se l’obiettivo ultimo di
questa disciplina fosse solamente una sicurezza puntuale, una misura
volta, ad esempio, a percorrere o attraversare una strada in
sicurezza.
L’obiettivo della moderazione del
traffico dovrebbe essere invece il perseguire spazi democratici,
di convivenza, che consentano a tutti gli utenti della strada, a
partire dai più deboli, di avere le medesime possibilità di godere
dello spazio pubblico: sicurezza, dunque, ma anche e soprattutto
qualità. Il modello di sviluppo dello spazio stradale e pubblico cui
ci siamo piegati, troppo a lungo, è stato “veicolo-centrico”. L’
auto privata ha invaso progressivamente spazi tradizionalmente
destinati ai pedoni: le corsie carrabili sono state ampliate a favore
della velocità e della scorrevolezza, si è persa la funzione
sociale e urbana dei luoghi pubblici adibiti, troppo spesso, a
parcheggi. Strade e piazze hanno perso la loro identità storica e si
sono trasformate da teatro e scena della vita dell’uomo, in teatro
e scena dell’automobile.
Le misure di moderazione del traffico
possono contribuire a ristabilire un equilibrio, un principio di
democrazia e di uguaglianza nell’uso degli spazi pubblici,
favorendo la permeabilità, la possibilità di attraversamenti
multipli, la fruizione e il godimento degli spazi per tutti gli
utenti.
Disegnare strade “a misura di
bambino” significa renderle accessibili a tutti, aumentando la
qualità e l’attrattività dei luoghi. Uno spazio “a misura di
bambino” non significa solamente continuo, sicuro, attrattivo,
divertente, verde: significa che il parametro di progettazione è il
bambino. La sua altezza, le sue capacità fisiche e motorie, le sue
inclinazioni, i suoi interessi. Fra i cosiddetti utenti deboli della
strada, i bambini sono quelli più esposti: diminuita capacità di
vedere gli oggetti in movimento, impulsività, differente grado di
concentrazione caratterizzano il loro comportamento nel traffico.
Isola felice
L’ Isola felice è una zona di
rispetto, “a misura di bambino”, il cui centro è rappresentato
dall’edificio scolastico. Essa può essere rappresentata
graficamente da uno o più cerchi ipotetici tracciati attorno alla
scuola, di diametro compreso fra i 300-500 e i 1000 metri. Un bambino
in età scolare percorre, in media, 500 metri in 10 minuti.
Nell’Isola felice il bambino dovrebbe essere in grado di
raggiungere la scuola, a seconda della distanza, in un tempo compreso
fra i 6 e i 20 minuti. All’interno di quest’area il parametro
progettuale dovrà essere il bambino e la forma e le modalità di uso
delle strade dovranno essere il più possibile rivolte al traffico
lento, favorendo la continuità e l’attrattività dei percorsi
pedonali e, se possibile, ciclabili. Andranno favorite le velocità
ridotte: dovrebbe essere sempre garantita una velocità di 30 km/h e,
nei casi in cui sia evidente la concentrazione di funzioni legate
alla socializzazione, al tempo libero e al commercio al dettaglio, di
20 km/h (zone di incontro).Gli spazi e l’arredo urbano dovranno
essere particolarmente pensati per i bambini e per i genitori che, a
piedi o in bicicletta, vorranno accompagnarli o raggiungerli: spazi
di gioco, di sosta, di parcheggio coperto dei mezzi di mobilità
lenta (biciclette, trotinette, pattini a rotelle), luoghi didattici e
d’incontro atti a favorire la socialità. Luoghi recuperati alle
vetture e alle infrastrutture a loro dedicate che oggi assediano gli
spazi intorno alle scuole.
Fermate scendi e vivi
La soluzione alla limitazione delle
auto attorno alle scuole che abbiamo individuato nasce dallo studio
di numerosi esempi in area anglosassone, dove si è incentivato un
sistema di carico/scarico dei bambini in zone sicure (fermate park
and stride), messe in rete con la scuola attraverso un sapiente
progetto di percorsi pedonali sicuri. Il Piano di Mobilità
Scolastica propone l’istituzione di speciali punti di fermata/
raccolta -Scendi e vivi- dove i genitori che sono costretti ad usare
l’auto per accompagnare o riprendere i figli a scuola possono fare
scendere e risalire i bambini in sicurezza, senza alimentare il
circolo vizioso e senza mettere in pericolo gli altri bambini che
normalmente si recano a scuola a piedi. I punti di fermata e raccolta
andranno individuati prevalentemente ai margini dell’Isola felice,
salvo poche eccezioni.Da queste fermate dovranno partire i percorsi
sicuri che consentiranno agli scolari di proseguire verso la scuola a
piedi (o di raggiungere il genitore al termine delle lezioni). Le
fermate andranno realizzate in luoghi sicuri e appositamente
dedicati. Non esiste comune che non abbia la possibilità di
realizzare stalli sicuri in corrispondenza di parcheggi esistenti, o
in altri luoghi idonei. Nel caso in cui il parcheggio della scuola
non possa essere chiuso al pubblico, una fermata Scendi e vivi
potrebbe regolamentare l’uso del parcheggio stesso, rendendolo
maggiormente sicuro. Il parcheggio resterebbe consentito al personale
della scuola negli orari di lezione mentre, negli orari di ingresso e
uscita degli scolari, potrebbe fungere da “rotatoria” per
lasciare i bambini. È evidente che questa non è una soluzione
ottimale e non è funzionale a riprendere i bambini al termine delle
lezioni. Può unicamente contribuire a non sovraccaricare, in modo
disordinato e pericoloso, gli spazi prospicienti la scuola al
mattino.
Percorso casa-scuola
Nella progettazione di un percorso pedonale casa-scuola più sicuro sono:- individuare le difficoltà e i rischi lungo il percorso (analisi e valutazione delle criticità)
- valutare l’introduzione di misure di moderazione del traffico e limiti di velocità
- censire gli attraversamenti pedonali esistenti
- censire le fermate dei mezzi pubblici esistenti
- considerare lunghezza del percorso e sforzo fisico necessario (salite, discese etc.)
- valutare la connessione dei percorsi a luoghi di interesse pubblico e/o spazi di aggregazione/tempo libero (parchi gioco, oasi ricreative, oratori)
- verificare la continuità o l’assenza del marciapiede, la compresenza di corsie a destinazione specifica (es. piste ciclabili o corsie preferenziali), le fermate di mezzi pubblici, i parcheggi, il volume di traffico
- valutare la messa in sicurezza e il potenziamento delle connessioni alle fermate di mezzi pubblici
- valutare possibili connessioni a punti di
fermata/raccolta per auto private (Scendi e vivi)
La progettazione deve essere attenta, evitare la proliferazione dei segni e garantire il rispetto delle normative vigenti. È rigorosamente vietato l’utilizzo di colori che potrebbero confondersi con la vigente segnaletica orizzontale, in particolare il bianco e il giallo. È altresì vietato il ricorso a forme e disegni che potrebbero sovrapporsi o ricordare le forme normate per la segnaletica ufficiale, ad esempio il triangolo. Il materiale utilizzato per marcare il percorso deve rispettare gli standard relativi alla rugosità e all’attrito e non essere sdrucciolevole. Va da sè che il progetto deve essere autorizzato dalle autorità competenti e rispettare le norme vigenti.
Passaggi pedonali
Un passaggio pedonale dovrebbe sempre
garantire la sicurezza: a maggior ragione in prossimità di una
scuola. Purtroppo non è sempre così. Le cause più frequenti di
incidenti in prossimità dei passaggi pedonali possono essere:
- le scarse o insufficienti condizioni di visibilità
- la disattenzione dei conducenti
- la bassa concentrazione dei pedoni o un comportamento sbagliato (ad esempio attraversare di corsa, senza controllare l’eventuale soppraggiungere di veicoli)
- la insufficiente visibilità dei pedoni
- la inadeguata illuminazione
Rendere un attraversamento pedonale
sicuro, soprattutto nel caso di un percorso casa-scuola, significa:
- ridurre la velocità (introdurre zone a velocità limitata, attuare interventi di moderazione del traffico)
- aumentare la visibilità per i conducenti (evitare siepi, cartelli pubblicitari, muretti, auto parcheggiate in prossimità, etc.)
- favorire la concentrazione dei conducenti (evitare troppi segnali, luci improvvise etc.)
- educare i pedoni al giusto comportamento (educazione alla mobilità)
- aumentare la visibilità dei pedoni (indossare abiti di colore chiaro, pettorine catarifrangenti)
- verificare l’illuminazione
L’esperienza dimostra che non è
moltiplicando i passaggi pedonali che si rende più sicura la strada.
Da un recente studio sul comportamento
sulle strisce pedonali e sulla loro efficacia è emerso che misure di
moderazione del traffico applicate ai passaggi pedonali, quali rialzi
della sede stradale e isole spartitraffico, favoriscono il rispetto
delle regole da parte dei conducenti e un comportamento corretto e
non affrettato da parte dei pedoni.
Misure di sensibilizzazione
Ogni cambiamento, anche nelle
abitudini, viene più facilmente accettato se condiviso. Anche la
promozione della mobilità lenta sul percorso casa-scuola necessita
di consenso. Sensibilizzazione e partecipazione al processo
progettuale diventano così strumenti fondamentali, parte integrante
dello sviluppo di un Piano di Mobilità Scolastica.
In questa fase diviene determinante il
contributo delle assemblee genitori: ad esse spetta il compito di
promuovere il Piano di Mobilità Scolastica fra i genitori, la cui
partecipazione è fondamentale alla riuscita del progetto.
Le proposte di seguito descritte
costituiscono un repertorio cui attingere per sensibilizzare le
famiglie e la comunità. Possono essere momenti di informazione, di
riflessione, di progettazione o di gioco. ogni comitato saprà
scegliere le forme di sensibilizzazione più opportune nella singole
realtà locali.
A queste proposte possono riferirsi
anche i docenti interessati alla promozione della mobilità lenta in
ambito scolastico: auspicabile, anche se non sempre possibile, che
assemblee genitori e docenti individuino un percorso comune su cui
lavorare: chi con i genitori, chi con gli scolari.
Mappa dei percorsi
Disegnare una mappa dei percorsi
pedonali casa-scuola più sicuri (con l’aiuto dei bambini) è un
buon modo per far conoscere il territorio, sviluppare la capacità e
il senso d’orientamento e favorire la mobilità sostenibile. Se poi
la mappa, oltre ai percorsi consigliati, indica anche il tempo di
percorrenza a piedi (in minuti), essa diventa uno strumento utile per
far comprendere a tutti gli utenti, genitori compresi, che spesso
andare a piedi è più conveniente sia in termini di tempo, che di
economicità. Sapere che per andare a scuola a piedi sono necessari,
nella maggioranza dei casi, dai 6 ai 10 minuti, può contribuire ad
incentivare il cammino e a lasciare a casa l’automobile.
Educazione alla mobilità
Noi adulti siamo l’esempio: le nostre
abitudini, il nostro comportamento sulla strada e le nostre modalità
di spostamento sono quasi sempre il principale modello di riferimento
dei nostri figli. Delegare l’educazione alla mobilità unicamente
alla scuola e alla polizia è riduttivo: ogni genitore dovrebbe
praticarla quotidianamente con il proprio figlio. Un’assemblea
genitori può organizzare facilmente pomeriggi dedicati
all’educazione alla mobilità delle famiglie. Percorrere a gruppi
il tragitto casa-scuola, imparando insieme -genitori e figli- le
regole da rispettare e i percorsi, è una azione concreta e molto
efficace. I genitori sono i maestri di educazione stradale più
importanti. Chi vuole ottenere un successo duraturo, deve ripetere di
tanto in tanto e per un periodo prolungato gli esercizi con il
bambino sul percorso casa-scuola
Multe morali
Vetture parcheggiate sul marciapiede,
ad ostruire passaggi pedonali o carrabili o, addirittura, in mezzo
alla strada: sono scene abbastanza frequenti nelle vicinanze delle
scuole durante gli orari di entrata e uscita degli scolari.
L’ammonizione e la multa morale sono un incentivo amichevole ad
abbandonare queste pratiche maleducate. I bambini possono apporre sul
parabrezza delle vetture dei tagliandi che ricordano
all’automobilista che il suo comportamento non è corretto: nei
confronti dei bambini e, più in generale, dei pedoni, delle regole,
della scuola. Questo strumento dà spesso risultati insperati: molti
adulti infatti provano disagio e vergogna nell’essere giudicati dai
figli e dai loro compagni. È utile adottare questa misura di
sensibilizzazione sia nel caso di eventi particolari - ad esempio la
settimana europea della mobilità- che a supporto di azioni mirate
all’interno del PMS, ad esempio a cadenza fissa settimanale, o
mensile.
Occhio vigile
I sorveglianti volontari sono persone
adulte, genitori, nonni, persone socialmente utili che si mettono a
disposizione per sorvegliare gli incroci e i punti critici durante
gli orari scolastici di ingresso/uscita da scuola. Questi “occhi
vigili” devono essere ben visibili e riconoscibili dai bambini come
dagli automobilisti. È dunque importante che siano vestiti in modo
adeguato (gilet catarifrangente). Spesso basta una buona
comunicazione per organizzare un servizio di occhi vigili a
sorveglianza dei punti maggiormente critici, contribuendo così in
modo efficace a rendere più sicuri i percorsi casa-scuola
consigliati, a garanzia di tutti gli allievi e di tutti i genitori.
Spazi amici
La città contemporanea ha visto lo
sviluppo di forme di gestione degli spazi sempre meno pubbliche e
condivise e sempre più individuali: in definitiva l’automobile ci
ha reso tutti un po’ egoisti e poco ci interessa di quello che
succede in strada. Abituati a un’indifferenza e un egoismo
abbastanza diffusi, anche quando andiamo a piedi difficilmente siamo
propensi all’ascolto. Promuovere una città partecipe, attenta e
amica significa anche proporre azioni che implichino forme di
controllo sociale del territorio. Questo è il principale obiettivo
degli SPAZI AMICI. Si tratta di individuare, lungo i percorsi
casa-scuola, una rete di commercianti disposti ad esporre sulla loro
vetrina un adesivo o un logo che li riconosca come “spazi amici”
lungo il percorso casa-scuola. Essi saranno disponibili ad aiutare, o
molto più semplicemente sostenere, un bambino che avesse un attimo
di difficoltà lungo il tragitto. La rete così creata serve a
rafforzare e a promuovere ulteriormente l’andare a piedi,
potenziando l’immagine di “città amica”, dove anche i
negozianti possono diventare monitori della sicurezza locale a favore
dei bambini.
Condivisione auto
La condivisione dell’auto è una
pratica che consente di ridurre il volume di traffico con evidenti
benefici:
- sostituisce da tre a quattro singole auto
- contribuisce a ridurre il traffico
- riduce le emissioni di Co2
- contribuisce ad aumentare la sicurezza delle strade
La condivisione dell’auto è quindi
un ottimo compromesso: favorire questa pratica fra le famiglie e
presso il personale che lavora a scuola, potrebbe equivalere a
ridurre almeno di un terzo le auto in circolazione! È un importante
contributo all’avvio del circolo virtuoso. Naturalmente non si deve
pensare che i genitori -tranne qualche caso isolato- decidano da soli
di condividere l’auto. L’ assemblea dei genitori può organizzare
delle griglie in base alla provenienza dei bambini e alla modalità
di spostamento scelta: verificata la necessità della condivisione
dell’auto in alcune strade o quartieri (ad esempio, quando 4-6
bambini si muovono verso la scuola in automobile provenendo da un
solo isolato o da una medesima strada) si può suggerire ai genitori
confinanti di fare “a turno” ad accompagnare i bambini non più
verso la scuola, ma verso le fermate “scendi e vivi”, in modo che
da lì i bambini possano raggiungere la scuola a piedi, in compagnia.
Progettazione partecipata
Occorre puntare innanzitutto sul
progetto educativo. Fare progettare i bambini, ascoltarli, renderli
partecipi, raccogliere i loro stimoli e tentare di organizzarli, non
come puro esercizio di fantasia.
Manifestazioni ed eventi
Investire nella comunicazione e
condividere il piano di mobilità scolastica con la cittadinanza è
fondamentale per ottenere successo. È necessario attivarsi per
divulgare le idee, accoglierne nuove, metterle in rete. Utili sono
tutte le occasioni che richiamano l’attenzione del pubblico.
Dall’adesione a manifestazioni ufficiali esistenti (settimana
europea della mobilità, giornate senz’auto etc.) all’allestimento
di mostre o all’organizzazione di eventi particolari (come la
chiusura di una strada, di un quartiere, di un’area attorno a una
scuola). Indire concorsi specifici in ambito scolastico, che abbiano
a tema la mobilità lenta (strategie, benefici, progetti etc.) è
altresì efficace. Si possono fare concorsi di disegno, di
fotografia, di cinematografia, ma anche di risparmio di emissioni
nocive o vere e proprie gare per premiare chi riesce a percorrere a
piedi più chilometri in una settimana o nel corso dell’anno
scolastico.
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