venerdì 26 dicembre 2014

Il Valore Economico della Rigenerazione Urbana.

Prendendo spunto da un passo a pag.33 de "Il Paesaggio che mi fu rubato" edito dalla Biblioteca Mortara di Casalmaggiore, i Cittadini dovrebbero capire come ciò che gli accade attorno, nella propria via, quartiere, città non è indifferente alla qualità della vita della propria famiglia e della propria prosperità economica. I cosiddetti Cittadini del Mondo che viaggiano sui social network o si spostano da scatole diverse tutti i giorni (casa/auto/ufficio/supermercato), tranne coloro che possono permettersi di trasferirsi da un luogo ad un altro senza difficoltà grazie alle proprie disponibilità economiche, dovrebbero comprendere che è la "prossimità" quella che incide maggiormente sulla propria vita. La qualità dell'aria e il rumore che entra dalle finestre aperte, la qualità dei servizi e dei negozi che trova sotto casa, le condizioni economiche dei propri vicini, la manutenzione degli immobili, le persone che abitano la porta accanto, il loro senso civico e di appartenenza al luogo, la stabilità dei rapporti sociali, la fiducia reciproca che ciò crea nel tempo. La qualità dello spazio pubblico che si condivide ecco che diventa fondamentale, ne diventa fondamentale la manutenzione e la trasformazione in un luogo attrattivo, per le Famiglie e le attività economiche. I privati Cittadini, come le Amministrazioni pubbliche, che comprendono l'importanza della attrattività dei luoghi, devono collaborare affinchè tale spazio sia sempre di elevata qualità, perchè il degrado chiama degrado, mentre la qualità dei luoghi chiama qualità, che si trasforma automaticamente anche in vantaggi economici per tutti coloro che vi risiedono. Valori immobiliari più alti in primis.


"Redondesco ci mostra come eravamo, cosa siamo diventati e che cosa ci aspetta."

"Per capire chi siamo non basta uno specchio, ed ogni storia locale è solo un comodo artificio che ci mette al riparo dallo sforzo necessario per comprendere come il "locale" sia parte di una storia più ampia e complessa. Serve invece un punto di vista esterno, è necessario stabilire una relazione con altri fatti contigui e distanti, nel tempo e nello spazio. Usciamo dal Casalasco: oltre l'Oglio, la cittadina mantovana di Redondesco col suo antico castello che racchiude il primitivo borgo, con l'espansione moderna e la periferia residenziale cresciuta negli ultimi decenni, è un piccolo libro di storia, il perfetto spaccato di una vicenda urbanistica simile a quella di mokte altre località, ma qui singolarmente conservata nelle sue varie tappe come un fossile vivente. Redondesco ci mostra come eravamo, cosa siamo diventati e che cosa ci aspetta. Mi colpisce una strada discretamente ampia e ordinata, d'una modesta, ma ormai sciupata eleganza. E' sabato ed è orario di apertura dei negozi, ma tutte le saracinesche sono abbassate, e lo sono da tempo, arrugginite e un pò fuori uso, in case per lo più in stato di degrado o già abbandonate: è uno spettacolo che non lascia indifferenti e che trasmette un senso di desolazione, anche se dovremmo esserci abituati. Pure da noi il fenomeno è ben noto, ma all'inizio risultò camuffato da una turnazione: i negozi abbandonati furono di volta in volta occupati da banche, sale videogiochi, dai rivenditori della telefonia ed altre nuove-nuovissime attività. Infine dai cinesi e dagli indiani. Ma, scavalcando la casistica dei riusi, Redondesco mi mostra l'esito del processo in atto, cioè il deserto, perchè anche il paesaggio urbano ha bisogno dei suoi manutentori, ha bisogno di "coltivatori diretti". La grande distribuzione li ha sradicati, uccisi, cancellati, e insieme a loro quella rete di piccole relazioni che facevano l'urbanità e la civil conversazione. Sembrava all'inizio la terra promessa e così la proliferazione di questi nuovi santuari del consumo è cresciuta in modo esponenziale in ogni angolo del territorio; poi, sbaragliata la concorrenza, i vantaggi e l'ampia scelta delle merci si sono drasticamente ridotti. Ma ci hanno guadagnato il cemento, l'asfalto, il traffico leggero e pesante sulle strade; una valanga di oneri economici e sociali caricati sulla collettività che vi accorre comunque anche di domenica come a una fiera permanente, negli smisurati parcheggi gratuiti, gli ultimi in cui riconoscere, sfigurato, il proprio diritto alla città."

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